LA STRUTTURA ANTROPICO - INSEDIATIVA DEL TERRITORIO

 

 

L’elaborazione delle relative carte,  di cui al presente progetto, ha portato a confronto:

-il ricco repertorio esistente di beni archeologici, culturali, artistici e monumentali, isolati e non (evidenziato dai relativi elaborati grafici e dalle allegate schede), riarticolato evidenziandone la distinzione tipologico-funzionale

-la struttura naturalistico-ambientale di base  relazionata agli ambiti morfologici

-la permanenza di significativi impianti colturali tradizionali e delle principali emergenze insediative (per la quale si è fatto riferimento a diversi studi sulla struttura storica del territorio ibleo)

 

Il territorio della provincia di Ragusa presenta un altissimo livello di permanenza delle antiche strutture territoriali: viarie, edilizie, agrarie e produttive.

 

La sua recente scoperta anche in chiave turistica deve proprio alla diffusione ed alla percezione di una complessiva immagine inalterata dei valori storico-paesistici uno dei maggiori fattori di attrazione.

Questa immagine deve i suoi caratteri di fondo alla capillare suddivisione, proprietaria e funzionale, dei fondi, alla diffusione dell’insediamento in masserie, posti a presidio della fitta rete di connessioni tra i centri e il territorio rurale e della complessiva funzionalità di uno dei pochi ambiti di conduzione agricola in mezzadria del meridione.

E’ questa struttura, risalente al XV secolo e con continuità popolata con densità elevate rispetto alle medie storiche delle altre province siciliane, che ha permesso l’utilizzo e la selezione delle risorse, fisiche, naturali ed ambientali che oggi sinteticamente descriviamo come caratteri paesistici, e che continua problematicamente ad accogliere le trasformazioni innescate dall’evoluzione della produzione agricola e dall’espansione dei principali centri urbani.

Altra impronta fondamentale è quella legata alla ricostruzione post-terremoto della Val di Noto.

Essa connota particolarmente i centri, sia nell’impianto urbano, riconoscibile nel ripetersi del modello della griglia, sia nelle emergenze architettoniche; l’intero complesso dei centri della Val di Noto, più che i suoi singoli e pregevolissimi elementi, è oggi all’attenzione dell’UNESCO, interessato alla sua proclamazione come patrimonio dell’umanità.

La peculiare situazione ambientale delle “cave”, è stata culla dell’insediamento umano nella zona; con caratteristiche che ritornano nei più noti insediamenti e necropoli rupestri della Sicilia.

Diversi ambiti sono stati caratterizzati dall’insediarsi di centri antichi (Kamarina, su uno dei pianori sabbiosi affacciati sulla foce dell’Ippari; altri insediamenti di rilievo a monte del sito di Kamarina e sull’ingresso della valle dell’Irminio), che confermano in genere la scelta di posizioni rilevate di controllo della costa e delle vie di accesso all’entroterra.

Nota dominante del paesaggio ed immagine riconosciuta dell’area è quella caratterizzata dalla struttura agraria a campi chiusi che ha complessivamente riorganizzato il paesaggio a partire dal XV° secolo; la trama delle partizioni (realizzate con i tipici muri a secco), determinata dagli assetti proprietari e dalla delimitazione funzionale di “chiuse” atte a regolamentare l’attività di pascolo, costituisce un carattere unificante del paesaggio agricolo ibleo.

Questa organizzazione si basa su un sistema misto che ha prodotto una selezione a fini produttivi delle specie vegetali climax dell’area: l’olivastro ed il carrubo. Si notano diversità nella densità delle partizioni tra le zone dell’altopiano e la zona pedemontana, dovute al più intenso uso pascolivo delle prime.

Rare le zone di colture su terrazzamento che disegnano i pendii detritici alla base delle scarpate; particolarmente in alcune propaggini dei centri urbani storici e lungo le “cave” dei torrenti.

Su questa struttura si è inserito un insediamento sparso abbastanza denso, consistente principalmente di masserie di rilevanti dimensioni e di tipologie a ville e casali.

Le prime caratterizzano particolarmente la zona pedemontana in ragione della sua favorevole esposizione e dell’affaccio panoramico.

Si trovano in particolare concentrate in tutta la zona tra Ragusa e S. Croce e verso l’affaccio ovest dell’altopiano (verso Comiso); rilevante è anche la presenza nella zona circostante Modica dove la tipologia della villa, con caratteri costruttivi e stilistici tardo-ottocenteschi e di inizio novecento, qualifica le residenze di villeggiatura della nobiltà urbana disposte lungo le strade in direzione dei principali centri e borgate costieri o prossimi alla costa. Si vengono a caratterizzare in questo senso la strada provinciale Pozzallo-Modica, e le strade provinciali Ragusa-Marina e Ragusa-S. Croce.

I siti da queste prescelti, generalmente in posizione elevata, insistono peraltro in prossimità di permanenze archeologiche o di presidi di controllo del territorio come torri o conventi (Convento delle Milizie, Castello di Donnafugata) che connotano complessivamente il permanere di una struttura  insediativa fortemente integrata con le particolarità morfologiche e le differenze ambientali dell’area.

Il paesaggio della costa ha subito una forte trasformazione a seguito delle bonifiche a cavallo tra XIX e XX secolo. Queste sono particolarmente intervenute con opere di bonifica idraulica delle paludi costiere e delle pianure e fondivalle alluvionali: operazioni di rimboschimento hanno particolarmente investito alcune zone dunali in funzione di consolidamento (i Macconi di Ispica e Vittoria) e di stagni retrodunali in funzione sanitaria (Sampieri-Baia Samuele). Queste hanno prodotto in realtà anche una perdita del ricco ecosistema dunale e retrodunale che solo grazie all’istituzione delle aree di Riserva sta, in esigui tratti della costa, dando segni di ripresa.